CONCEPIRE IL PIANO DELL’ANIMA:
L’INCONTRO TRA L’INFINITO E IL FINITO

Articolo di Verena Schmid

Dove e quando inizia la vita? Questa la grande domanda che ci poniamo e alla quale hanno tentato di rispondere diverse correnti di fede e di spiritualità. La domanda si attualizza in una società con fede tecnologica e impiego di tecnologie anche nelle grandi questioni della vita, dove l’inizio (concepimento e parto), il percorso con i suoi momenti di crisi e la fine della vita (morte) vengono gestiti sempre più spesso attraverso ponti tecnologici, anche al di là di una appropriatezza terapeutica.
Riducendo la domanda alla vita fetale, alla cellula fecondata, all’embrione ci possiamo chiedere, ma è già un bambino?
Bypassando ogni ragionamento di tipo morale o pregiudiziale, vorrei semplicemente mettere in luce alcuni aspetti che ho raccolto dalle madri nella mia esperienza di ostetrica, dalle loro intuizioni e vissuti, e anche da alcuni padri, e confrontarli con alcune teorie e con i processi fisiologici. L’ascolto sottile ci permetterà di cogliere quello che c’è e di basarci sulla realtà dell’esperienza. I genitori entrano in contatto spesso molto presto, a volte ancora prima del concepimento, con la loro futura figlia o figlio.

Black Star: CONCEPIRE IL PIANO DELL’ANIMA: L’INCONTRO TRA L’INFINITO E IL FINITO
Photo dal web
“Black Star”

Aspetti fisiologici

Dal punto di vista strettamente fisiologico, l’ovulo fecondato nei suoi primi stadi di sviluppo arriva in autonomia soltanto fin allo stadio della blastocisti. Là si ferma e oltre non può andare fino a quando non si annida nell’utero materno, la sua matrice primaria che lo formerà. Lo spazio di tempo che il pre-embrione passa come blastocisti può durare da alcuni giorni fino a due o addirittura tre settimane. E’ lo stadio del potenziale chiuso, delle infinite possibilità. La modalità con la quale il pre-embrione si muove verso l’endometrio (diretto, veloce, deciso, o lento, indeciso) e di come viene accolto dall’utero materno costituisce una delle prime matrici personali e relazionali della persona in divenire. Sulla via verso la madre circa il 50% dei pre-embrioni muoiono e vengono espulsi con le mestruazioni. Quindi, chi approda alla mucosa uterina ha già in sé una determinata forza vitale e decisionalità, è già un vincente.
Una volta entrato in contatto con la matrice (antico termine per “utero” a valenza più gobale) materna, lo sviluppo embrionale vero e proprio può iniziare. La cellula embrionale dev’essere però completamente incorporata nella mucosa uterina (inghiottita, “mangiato dalla madre”, dal “lupo” delle fiabe) per poter mettere radici. In questo processo entra in gioco l’accoglienza materna e il suo “terreno materno”, dato anche dalle generazioni precedenti. Parlo qui di una dinamica totalmente inconscia e prevalentemente biologica. Biologica, in quanto il corpo esprime attraverso la sua struttura e le sue dinamiche fisiologiche, il tono di base dell’organismo, la persona nella sua globalità e l’eredità o memoria generazionale.
Il rapporto tra modalità di accoglienza uterina e forza vitale del bambino incidono sull’esito della gravidanza e sulla dinamica relazionale tra madre e bambino.

Aspetti globali

Nel moderno concetto della PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologia), la persona nella sua interezza è considerata come un unico organismo comunicante, immerso in un ambiente che ne fa parte integrante. I sistemi fisiologici, psichici e comportamentali o sociali e l’ambiente (umano e materiale) interagiscono costantemente in una relazione che li trasforma in modo reciproco. In base a ciò non possiamo considerarci solo di fronte a un embrione che si annida in un utero, ma l’inizio di una gravidanza ci confronta con una madre che vive in un contesto, con un padre, di cui è fatto la metà dell’embrione, con una società che offre un determinato sistema di valori e di credenze. Inoltre non possiamo considerare l’essere umano solo in termine di “corpo”. Il corpo è animato, vivo, il bambino che arriva è soggetto attivo del suo processo creativo, del divenire materia e corpo. Sono aspetti inscindibili.
Cosa avviene allora, quando arriva un bambino, quando una donna e un uomo (o una cellula uovo e uno spermatozoo) danno inizio a una nuova vita?
Ci sono aspetti visibili e invisibili, che si manifestano attraverso l’esperienza vissuta. 

L’incontro tra infinito e finito

Secondo il noto embriologo olandese Jaap van der Wal, la gravidanza è il risultato tra l’infinito e il finito.

L’infinito è rappresentato dal bambino nella sua integrità e soggettività, dotato di un suo specifico progetto di vita e dalla sua essenza. Questa parte incorporea e invisibile del bambino a venire a volte si manifesta ai genitori già prima del concepimento, attraverso sensazioni, sogni, visioni improvvise. Bambini piccoli, sorelline o fratellini entrano in contatto con essa con facilità e non raramente sono loro ad annunciare ai genitori l’arrivo di un nuovo bambino.

Ricordo il piccolo Luca di due anni. A un certo punto chiede alla madre di mettere una tazza in più a colazione. Alla sua domanda, per chi era la tazza, lui rispondeva: per la sorellina. La madre non aveva nessuna intenzione di avere un altro bambino subito. Dopo tre mesi, durante i quali ogni mattina Luca voleva la tazza per la sorellina, la mamma rimase “accidentalmente” incinta e partorì poi una bambina, che Luca accolse con grande naturalezza (presente al parto).

Anche durante la gravidanza succede spesso che le mamme, ma anche i papà, sognano il loro bambino come sarà dopo la nascita o anche già cresciuto di qualche anno, riscontrando poi l’esattezza della loro visione. Il bambino si manifesta a loro nella sua integrità e spesso anticipa pezzi del percorso della sua vita.
L’infinito è dunque anima. Rappresenta quello spazio infinito dal quale veniamo e dove torniamo alla conclusione della vita.

Il finito rappresenta invece il piano materiale, il corpo, nel quale il bambino integro, o l’essenza del bambino cresce dentro. Oppure, l’embrione cresce dentro l’anima del bambino e le dà un vestito fisico, psichico e emozionale. E’ un processo di tessitura. La costruzione della parte finita è graduale e progressiva. Prende l’imprinting dei genitori. Corpo e materia, come anche la vita sulla terra, comportano delle grosse limitazioni rispetto all’infinito. Pian piano infinito e finito si intrecciano durante il periodo embrionale, fetale e neonatale e lentamente, nel percorso della vita prevale sempre di più il piano finito. Il vestito/corpo crea i limiti del finito e traccia la strada dell’esperienza della persona che nasce e di conseguenza, delle persone che lo accolgono. Il corpo fornisce il supporto all’anima per realizzare il suo progetto di vita o il suo destino. In questo senso la nascita segna il progetto di vita, ma forse è anche il progetto di vita del bambino che guida e determina gli imprinting natali.
Importante da tener presente è che l’essenza del bambino è sempre integra, come anche il su progetto di vita, anche quando il corpo, espressione del finito, non si dovesse formare in modo completo. A livello materno profondo avviene un inscindibile legame tra l’infinito del bambino e l’infinito della madre stessa che durerà per sempre. Per la madre, la sua bambina, il suo bambino sono sempre anche integri, qualsiasi cosa succeda e sempre essa sarà in grado di contattare la parte infinita della sua bambina o bambino. La relazione cosciente e quotidiana invece sempre di più assumerà i tratti del finito, limitato.

Le teorie dell’inizio della vita

Torniamo alla domanda iniziale: quando dunque inizia la vita, quando il pre-embrione, embrione diventa un bambino?
Diverse correnti di fede hanno tentato di dare una risposta. Ne espongo qui alcune:
Secondo la religione cattolica e la bioetica il bambino è anima fin dal concepimento.
Secondo l’induismo (Patanjali) l’anima si lega al corpo solo a circa tre mesi e mezzo di gravidanza attraverso il plesso solare.
Secondo le scuole tradizionali orientali l’anima si lega al corpo al settimo mese, per fare un pezzo di evoluzione prima della nascita.
Secondo alcune teorie esoteriche, e in base a delle regressioni ipnotiche fatte su adulti l’anima si lega al corpo quando il bambino è pronto per nascere e formato, circa 6 gg prima del parto.
Secondo altre culture l’anima entra nel corpo al momento della nascita, assistito dagli angeli.
Nel frattempo l’anima o aura (uso metaforico del termine) del bambino vive nel campo aurico o energetico della madre. E’ infatti più espansa rispetto al suo piccolo corpo.

Benché a mio avviso queste teorie siano dicotomiche, cioè separano corpo e anima, i racconti delle madri riportano aspetti collegabili. La mia personale visione è più dinamica/evolutiva. Si potrebbe usare il simbolo della clessidra: la vita prima è anima e gradualmente si riempie di corpo. Il divenire è un processo.
E’ anche interessante considerare che i momenti di fusione tra anima e corpo indicati dalle varie correnti spirituali sono tutti momenti sensibili in cui possono avvenire quelle morti endouterine che non hanno apparenti cause fisiche, o che sono legate a problemi di cordone ombelicale. Ci devono esser dunque dei momenti critici in cui l’infinito si amalgama con il finito, dove l’anima può ancora decidere, quale via prendere.

 

LE VOCI DELLE MADRI

“Sul piano spirituale ogni donna conosce il destino del suo bambino e viene preparata ad esso. Ma è una consapevolezza così sottile che si manifesta alla coscienza piena spesso solo dopo un accadimento che lo conferma.”
(Schmid 2007)

La casa dei bimbi prima del concepimento

Una coppia cerca un bambino che non arriva. La loro amica ha un figlio di 7 anni. Un giorno il bambino fa un disegno di un paesaggio, poi disegna una casetta nel cielo. Spiega alla madre: questa è la casetta dove stiamo noi bambino prima di venire al mondo. La madre. E come fate a scegliere la mamma e il papà?
Il bambino: ci sono tante foto appese alle pareti con mamme e papà.
Mamma: E come hai fatto a scegliere?
Bambino: ah, quando ho visto te, eri troppo bella!!
Mamma: e il papà? (il padre non aveva riconosciuto il figlio fino a 5 anni di età)
Bambino: oh, era ok
A questo punto la mamma, pensando alla sua amica che non rimane incinta, chiede: E come fanno una mamma e un papà che vorrebbero un bambino a farsi notare dai bambini nella casetta?
Bambino: ci pensa su un attimo e dice bhé, potrebbero sorridere. A noi bambini piacciono le pance che sorridono.

Quando lo spazio non c’è

Alessandra è incinta con l’impossibilità di tenere il bambino. Decide con grande dolore per un’interruzione della gravidanza. E’ bianca, tesa, contratta in tutto il corpo, angosciata. Le consiglio di parlare con il suo bambino e spiegargli perché non lo può portare alla vita e poi di salutarlo con amore. Riesce a farlo solo in sala d’attesa dell’ospedale, mentre aspetta l’intervento. Ha allora un’immagine di una bambina già grandina che sta sulla soglia di una porta e le sorride. Le fa un cenno di saluto con la mano. Alessandra a questo punto si sente invadere di una grande pace. Successivamente avrà sogni/visioni della bambina che cresce e che gioca felice in un’altra dimensione. Quando ha bisogno di consigli essenziali, si rivolge a lei e vi trova una guida.
Quando, anni dopo, ha un altra bambina, sente che è accompagnata e protetta dall’anima della sorella. La bambina grande ha mantenuto intatto il piano dell’anima, la relazione con lei e viceversa. La bambina neonata ha delle evidenti conversazioni con qualcuno a noi invisibile.
La possibilità del contatto con la parte infinita del bambino c’è anche per i genitori che perdono un bambino. La parte infinita rimane relazionata per sempre a loro.

Il corpo difettoso

Lena ha già tre bambini e aspetta il quarto. Al quinto mese riceve una diagnosi infausta: la bambina che aspetta è afflitta da malformazioni incompatibili con la vita, quindi le viene consigliato un aborto terapeutico. Lena, inizialmente sotto shock, vuole prendersi tempo per pensarci. Passa una serie di colloqui per capire esattamente il tipo e l’entità delle malformazioni ed entra in un conflitto tra ragione e cuore. Quando ascolta i medici, si astrae, perde il contatto con sé e la bambina, vede solo organi, pezzi, prospettive negative. Quando rientra in contatto con sé sente la sua bambina tutta, integra. Vive per un po’ in questo conflitto tra il contatto con la parte finita, incompleta e la parte infinita integra della sua bambina. Decide poi di portare avanti la gravidanza e di lasciarle quel pezzo di vita che ha deciso di vivere e la gravidanza arriva a termine. In questa decisione perde il suo partner che invece non regge questa condizione. Dopo nuove consulenze e discussioni partorisce la sua bambina a casa, con la presenza dei suoi altri figli e dei parenti più stretti. Subito dopo la nascita accoglie la bambina sul suo seno e nella pace e nell’amore di tutta la famiglia dopo due ore di deboli respiri la bambina lascia il suo corpo e viene accompagnata da tutti con amore nella dimensione dalla quale è venuta. Lutto e gioia si mescolano, ma il segno di un amore profondo rimane. Lena sente che la sua vita si è arricchita attraverso un incontro profondo con un essere integro e la sua parte integra.

Noi siamo spesso troppo concentrati solo sul piano fisico del finito. Ma se accettiamo le dinamiche tra finito e infinito, le esperienze possono arricchirsi e trovare una loro collocazione interiore. La possibilità per una madre e un padre di relazionarsi anche alla parte infinita, soprattutto in un contesto di PMA, dove il vestito/corpo è più fragile, permette uno spettro più ampio e spesso consolante di vivere le proprie esperienza.

RELAZIONE, AMORE, COMUNICAZIONE CONTATTO, TATTO, RILASSAMENTO
SONO LA CHIAVE DELL’ACCOGLIMENTO

Riferimenti bibliografici:

Dembech G: L’ombra del ciliegio, Edizioni L’ariete Torino
Schmid V (2021): Salute e nascita, la salutogenesi in gravidanza, SEAO ed. Firenze
Van der Waal J. (2003): Dinamiche morfologiche ed embrionali, Craniosacrale.info, dossier embrio 1.0 (originale www.embryo.nl)

Foto di Verena Schmid, ostetrica, autrice

Verena Schmid, ostetrica dal 1979; docente internazionale in salutofisiologia e salutogenesi in ostetricia, docente del master “Salutofisiologia in ostetricia” presso l’università di Salisburgo (A), fondatrice della Scuola Elementale di Arte Ostetrica, Firenze, e della rivista professionale D&D, donna e donna, il giornale delle ostetriche (dal 1993), autrice di numerosi articoli in riviste professionali, di 5 libri e coautrice di dieci testi internazionali, promotrice di una cultura della nascita consapevole e autodeterminata. Ha partecipato al documentario “Amaranto” che ha vinto il premio del pubblico nel 2018 e al film tedesco “Die sichere Geburt” di Carola Hauck (2017).
WWW.VERENASCHMID.EU

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