LO STRESS E I SISTEMI DI ADATTAMENTO FISIOLOGICI

Articolo di Nilde Mollica

Fino a non molto tempo fa eravamo abituati a pensare che lo stress fosse il nemico della nostra vita e che per mantenere la salute dovessimo fare di tutto per eliminarlo.

Grazie agli studi condotti a partire dagli anni  ‘70 da H.Seyle (fisiologo), M. Odent (chirurgo e ostetrico), A. Antonovsky (sociologo)  e sviluppati successivamente  da F. Bottaccioli (psiconeuroendocrinoimmunologo) ed altri importanti  scienziati della neurofisiologia,  i concetti di stress e salute hanno oggi subito un determinante  cambiamento di significato  che ha permesso  e permette di ribaltare il modello  di osservazione di tali stati e il modello di intervento assistenziale in questo campo.

LO STRESS E I SISTEMI DI ADATTAMENTO FISIOLOGICI: una giovane donna è in equilibrio, su un piede solo, su una torre di pietre. Tiene due piatti in mano. Sul sinistro un gabbiano.
Photo dal web
“Elisabeth on Earth”
by Elisabeth Ladwig

M. Odent è stato il primo autore a descrivere il sistema di adattamento primale, il nostro sistema reattivo interno. Assieme al sistema attacco-fuga, al sistema “tend and befriend” , al sistema calma e connessione e al sistema di adattamento fetale, costituisce il panorama dei sistemi fisiologici di adattamento in gravidanza.

Tali sistemi, che descrivono le modalità di base con cui  l’organismo istintivamente risponde allo stress,  si formano e completano nei 18 mesi perinatali (i nove mesi prima della nascita e i  nove mesi successivi) sulla base delle esperienze, degli eventi, degli imprinting vissuti in quel periodo dal bambino. Una volta formatati, questi sistemi danno all’organismo degli imprinting, delle tracce  indelebili e non più, o molto difficilmente modificabili nel corso della vita, che definiranno, per sempre,  la base della sua modalità di regolazione e risposta agli stimoli stressori.

Il primo tra questi sistemi, il sistema di adattamento primale, oggi sistema PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologia), agisce tramite un’ articolata interazione e un complesso sistema di feedback tra  il  sistema endocrino, quello immunitario, quello neurovegetativo/emozionale e quello  istintivo (sistema  nervoso centrale  arcaico).

Si occupa di affrontare gli squilibri provenienti dall’interno del corpo e/o dall’ambiente. Tende sempre verso il ripristino dell’omeostasi.  Determina la soglia basale  di tolleranza allo stress e la capacità e modalità di reagire ad esso. 
All’inizio della vita, le risposte allo stress, sono modulate dal tipo di relazione di accudimento che il bambino riceve. Questo significa che la modalità con cui il bambino viene accudito incide sulla sua modalità di risposta che metterà in atto di fronte a quell’ evento. Questa modalità viene testata e ritarata numerosissime volte durante il periodo della formazione del sistema di adattamento primale. Alla fine dell’esogestazione la tarata è diventata struttura, è parte dell’ organismo e costituirà la traccia di base su cui verrà modulata la risposta allo stress di quell’organismo in futuro.

Per capire meglio come l’accudimento che il bambino riceve influenzi la risposta che egli mette in atto di fronte ad un agente stressore, è importante capire che, a parità di esposizione agli stessi stimoli stressori, un bambino il cui stress è stato modulato attraverso l’accudimento relazionale, sviluppa nel cervello più recettori per i glucocorticoidi (primo tra tutti il cortisolo, fortemente implicato nella risposta allo stress), rispetto ad un bambino che è stato più esposto.  Questi recettori permettono di modulare meglio lo stress.  La presenza di un numero più elevato di recettori per il cortisolo, rende il suo organismo maggiormente in grado di captare l’ormone e quindi di inviare un feedback di stop, quando arriva a saturazione e così di fermare la produzione di ulteriore cortisolo. Gli permette anche in futuro di rispondere adeguatamente ad agenti stressori, grazie alla sua capacità di stopparli autonomamente. 
Al contrario, se durante il periodo della formazione del suo sistema di adattamento primario  il bambino subisce alti livelli di distress senza ricevere il dovuto contenimento, i recettori del cortisolo si riducono e con essi  la soglia di tollerabilità allo stress, impedendo all’organismo di dare risposte adeguate a stimoli troppo forti proprio per l’incapacità di stopparli  autonomamente e completamente.

La maturazione di questo sistema, come già detto, è definitivamente raggiunta intorno all’anno di vita.

Il secondo sistema di adattamento, il cui funzionamento fisiologico dipende dalla formazione del sistema di adattamento primario, è il sistema attacco fuga che lavora sull’asse ipotalamo- ipofisi- surrene ed è incaricato della sopravvivenza dell’individuo e della specie. Questo sistema descrive la reazione dell’organismo di fronte ad un pericolo o di fronte a ciò che viene percepito come tale, proveniente dall’esterno (ambiente) o dall’interno.

 Il suo funzionamento avviene in 4 fasi.

  • La prima è quella dell’eccitazione del sistema simpatico derivata dallo stimolo che questo riceve dall’ interno o dall’ esterno del corpo.
  • Il secondo è quello della carica energetica ovvero l’organizzazione dell’organismo alla riposta adeguata, attraverso la mobilitazione del glucosio, del metabolismo, della produzione di ACTH, di cortisolo e adrenalina.
  • La terza è la fase dell’azione (che può concretamente essere di vario tipo (attacco-fuga o finta morte) ma che è sempre istintiva e può avvenire grazie all’elevata presenza di catecolamine (noradrenalina e adrenalina)
  • e la quarta infine consiste nello scarico della tensione  e nel ritorno all’omeostasi (o staedy state) se l’azione è stata mirata e ha contribuito a risolvere il problema. Il ritorno a questo stadio è fondamentale  perché  permette di accogliere nuovi stimoli eccitanti con una adeguata risposta al momento del loro eventuale arrivo.

Quando il ritorno all’omeostasi dopo uno stimolo eccitatorio non è totale, perché a tale stimolo non è susseguita l’azione specifica richiesta,  oppure perché  l’azione prodotta in risposta allo stimolo non è adeguata e , oppure ancora perché questa dura troppo a lungo, mantenendo troppa alta la tensione, il cortisolo sale, la soglia di tolleranza allo stress si abbassa e  lo stimolo stressorio successivo si trova ad agire su un livello già alterato di tale soglia. Se questo fenomeno si ripete più e più volte senza ritorno all’omeostasi, lo stress può trasformarsi in stress cronico o distress. Questo stato produce una condizione di allerta costante, una tensione cronica attraverso cui  vengono prodotti alti livelli di cortisolo e zuccheri nel sangue che sono a loro volta,  i primi responsabili dello squilibrio  del sistema immunitario e del conseguente potenziale arrivo di una malattia.

Secondo questa nuova visione, ampiamente documentata anche dal fisiologo H.Selye che a fine anni ’70 ha condotto numerosi studi sullo stress, quest’ultimo non può più essere visto come la minaccia della vita ma piuttosto come l’essenza della vita stessa perché permette, quando è ritmico, con ritorni al riposo periodici, di attivare energia e le risorse necessarie per fronteggiare i cambiamenti  e stimolare l’adattamento.

Anche la salute, di conseguenza, diventa un concetto dinamico – attivo,  un movimento continuo tra eventi stressori ed omeostasi, tensione e rilassamento. Anche  eventuali malattie comuni che possono presentarsi durante questa alternanza fanno parte della salute globale, perchè il loro obiettivo è quello di riportare l’organismo al ritmo di base e all’omeostasi e sono parte quindi di un filo conduttore comune (Franzkowiak anno?).

Infine il terzo sistema di adattamento fisiologico è il sistema di adattamento fetale, un sistema proprio del bambino durante la vita endouterina e nel passaggio a quella extrauterina necessario per fronteggiare prima l’adattamento all’interno del corpo materno, successivamente lo stress del parto e infine, dopo la nascita, l’adattamento alla vita extrauterina. Per superare queste importanti prove e garantire la sua sopravvivenza (e quella della specie) la placenta, il cordone ombelicale, le membrane e il corpo del bambino stesso, mettono in atto meravigliose strategie. Vediamole in dettaglio:

In gravidanza, la placenta è incaricata di disattivare la maggior parte delle catecolamine materne abbassando notevolmente l’esposizione di base del bambino allo stress, anche quando la madre vive eventi altamente stressanti. E’ come un cuscinetto ammortizzatore che gli consente di percepire lo stress in modo molto più attutito. Inoltre nel cordone ombelicale sono presenti alte concentrazioni di MSH, endorfine, ossitocina e vasopressina, che sono ormoni incaricati a regolare il flusso del sangue e di proteggere il bambino dalle eventuali  carenze di ossigeno, glucosio e altro.

Un ‘altra interessante osservazione da fare è che, in caso di stress acuto, placenta e membrane che costituiscono una sorta di sistema endocrino locale  a disposizione dei bisogni fetali, ai quali risponde con importanti variazioni nella produzione ormonale e nei loro recettori,  proteggono prima di tutto il surrene fetale, che come abbiamo visto è un organo fondamentale per il funzionamento del sistema attacco- fuga, a dimostrazione  della vitale importanza di questo nella nostra sopravvivenza.

Infine, un’altra risorsa fondamentale del sistema di adattamento fetale durante il parto consiste nell’altissima produzione ‘di adrenalina e  noradrenalina fetale,  come mai più accadrà nella sua vita. Questa altissima produzione di catecolamine, che è stimolata dalla pressione della testa fetale nel canale del parto e dalle doglie, protegge il bambino da una eventuale ipossia durante il parto, al momento della nascita lo rende  attivo nell’orientarsi attraverso i sensi, trasforma il suo  metabolismo per adattarlo alla vita extrauterina, rende disponibili le riserve energetiche (principalmente zuccheri e grassi)  indispensabili per adattarsi a questo cambiamento,  stimola in  modo eccezionale la sua capacità di suzione e l’attaccamento,  in definitiva ne garantisce la sopravvivenza.

Il concetto di salutogenesi

Nella salutogenesi, che si occupa appunto della genesi e del mantenimento della salute, lo sguardo è rivolto ai fattori di salute e alle risorse nelle persone che, nonostante la presenza di eventi o fenomeni stressori, rimangono sane.

Per questo motivo Aaron Antonovsky, sociologo e padre della salutogenesi, proprio grazie allo studio dell’impatto di salute e malattia in diverse società, ipotizzò la teoria che a determinare lo stato di salute non è tanto la presenza o meno di agenti stressori quanto la capacità della persona di fronteggiarli e di reagire ad essi, concetto che lui stesso definì coping. Quest’ultimo può essere più facilmente compreso se associato al senso di coerenza (SOC).

“Il senso di coerenza esprime un senso di fiducia globale, profondo ed integrato  nei confronti degli eventi e degli stimoli della vita, dato dal sentire  che tali eventi siano spiegabili e prevedibili (comprensione), che esistano sufficienti risorse per affrontarli (gestibilità) e che tali eventi abbiano un senso nella nostra vita tanto  da valere l’impegno necessario ad affrontarli (Significato).” (Antonovsky)

Il SOC che viene acquisito e si forma nel periodo perinatale e durante la prima infanzia attraverso il contenimento affettivo e comportamentale, si modifica durante l’adolescenza e si stabilizza durante l’età adulta. Successivamente è poco modificabile se non nelle finestre di crisi molto forti dove le capacità adattative vengono messe alla prova e possono emergere nuove risorse (V. Schmid, 2021). In questo senso il parto (e parzialmente anche la maternità), se vissuti in modo rispettoso e istintivo costituiscono una importante opportunità trasformativa del SOC in seguito al quale le donne possono apparire estremamente fortificate e con aumentato senso di competenza.

Il coping può essere trasformativo, con una capacità di adattamento al cambiamento elevata che tende verso l’evoluzione quando la gestibilità, ovvero la sensazione di avere sufficienti risorse per affrontare una crisi, è forte. Allo stesso modo, il coping può essere di tipo regressivo quando la gestibilità è debole, fattore, quest’ultimo che facilita il vissuto di un cambiamento come una minaccia.

Indagare e conoscere i sistemi di adattamento fisiologici, il livello di tolleranza allo stress e il tipo di coping di una donna che diventa madre, può essere fondamentale per comprendere le dinamiche che possono presentarsi sostenerla nella salute sua e del suo bambino.

Inoltre, se capiamo che tutti i processi finora descritti, hanno strettamente a che fare con la gravidanza il parto e l’esogestazione, perché è durante quel periodo sensibile che i sistemi di adattamento fisiologici e il SOC si costruiscono nel bambino mettendo le basi per la futura salute di quell’individuo, dobbiamo fare il possibile per favorirli, sostenerli e proteggerli.

Articolo di Nilde Mollica

Bibliografia..............
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